Breve biografia di Aurelio Gonzato


Aurelio Gonzato, ultimo figlio di 9 tra fratelli e sorelle, nasce a Chiasso il 30 dicembre 1914. La sua famiglia proveniva dal veneto dove a causa di un incendio aveva perso tutto. Il papà Carlo, allora commerciante di frutta e verdura, si adoperava a fatica per il mantenimento dei figli. La mamma Maria accudiva i figli e gestiva un piccolo negozio di frutta e verdura e di qualche piatto preparato in casa. Aurelio, come gli altri collaborava all’attività di famiglia. All’età di 11 anni Aurelio perde la mamma e viene mandato in collegio a Cantù per continuare gli Studi. Appena può si dedica al disegno dimostrando subito la sua vena espressiva. Finiti gli studi torna a Chiasso e contribuisce alle economie famigliari occupandosi di disegno pubblicitario, creando loghi e cartelloni per i commercianti del posto. Inventa oggetti design. Studia contenuti sempre più grafici e lineari alla ricerca di elementi ripetibili e ritmici. Nasce così l’idea di un “arte decorativa razionale” che si esprimerà nella realtà come “Ente valorizzazione arte Gonzato”, contributo all’attività del fratello Guido che, come maestro d’arte lo accompagnerà per parecchio tempo. Approfondisce la tecnica d’incisione xilografica e si cimenta nella ideazione di curiosi fumetti.
A 19 anni muore anche il papà Carlo. Aurelio viene allora seguito dai fratelli, frequentando spesso Guido a Castel S.Pietro dove partecipa agli incontri con diversi artisti e intellettuali, anche di fama internazionale. Conosce Max Musfeld, Ugo Cleis, Aldo Patocchi, Anita Spinelli, Samuel Wülser. L’attività creativa lo porta a una proposta stilistica che chiamerà Futuristmetal e che continuerà per diversi anni. Viaggia spesso e volentieri, con il fratello Guido, visitando musei e gallerie a Roma, Firenze, Venezia, Palermo. Conosce il gruppo degli astrattisti comaschi e nello stesso periodo frequenta a Milano la Galleria il Milione, con Guido o con l'amico Giovanni Genucchi.
Nel 1937 va a vivere a Bellinzona dove aiuta Guido alla realizzazione del Trittico nella chiesa di Nivo e alla Via Crucis di Bellinzona. Lasciata la grafica continua lo studio classico con la pittura di nature morte, paesaggi, ritratti. Numerosi ora i viaggi a mostre e musei in Svizzera interna. Incontra artisti e intellettuali della regione quali lo scultore Genucchi e il professor Martinola che resteranno a lungo suoi amici. Sentendo la necessità di approfondire le basi artistiche, nel 1940 si sposta a Roma, dove studia all’Accademia di San Luca.
Nel 1943 torna a Chiasso. Inizia ad appassionarsi al mosaico sia come fonte di sopravvivenza che come espressione personale. Ed eccolo attivo nella realizzazione dei mosaici per la famiglia di mons. Codaghengo e nella chiesa cattolica di Bienne, con i lavori del “Bambino in braccio alla madre” e dell “Apocalisse”. Segue la Via Crucis di Corzoneso. Sono tutte mosaici realizzati con la tecnica bizantina classica. Pittura ritratti di Martinola e Genucchi, di bambini, operai e malati. Nel 1944 inaugura la sua prima mostra a Bellinzona con quadri paesaggistici, figure e nature morte.
Nel 1945 sposa Giuseppina Ravelli che lo accompagnerà per tutta la vita fino all’età di 107 anni. Con lei avrà 5 figli. Da allora abita a Massagno dove nel suo atelier creerà numerose opere sia pittoriche che scultoree. Si susseguono le relazioni e le amicizie con altri pittori come Ubaldo Monico, Filippo Boldini e Giovanni Molteni, ma anche con personaggi quali il critico Mario Radice, il letterato Romano Amerio. Quest’ultimo diventerà un suo caro amico.
Aurelio Gonzato, sin dalla gioventù, vive una profonda spiritualità che non si esprime solamente nel suo fare artistico ma anche nella vita religiosa della sua regione. Questa ricerca del contatto con l’aldilà la ritroviamo frequentemente nelle sue opere, soprattutto in quelle musive. Nasce così nel 1948 il mosaico La Sacra Famiglia presente sulla salita dei Frati di Lugano.
I viaggi che seguono a Venezia, Ravenna, Monreale, Pompei sono soprattutto dedicati all’ approfondimento della tecnica del mosaico. Nei primi anni ’50 espone a Zurigo e fa con il fratello Guido un lungo viaggio a Madrid studiando dal vivo El Greco, Goya, Velàzquez. Seguiranno parecchie opere pubbliche di grandi dimensioni, mosaici in cui inizia ad inserire fra gli smalti anche il marmo che meglio si addice al suo stile. Il “battesimo di Cristo” nella chiesa Santa Lucia di Massagno, l’ultima cena nella cappella della casa Pio X sono solo le prime. Accanto parecchi lavori per privati di riguardevole interesse.
Gli anni ’50 sono quelli in cui nella pittura di Aurelio Gonzato si concretizza uno stile che sta fra la metafisica e il desiderio di semplificare la forma umana. Interviene il sogno come condizione di liberazione dal banale.
Nell’estate del 1955 muore suo fratello Guido che aveva contribuito alla sua educazione all’arte pittorica lasciandogli un grande vuoto. Aiutato dalla fede inizia a frequentare Assisi e S.Giovanni Rotondo dove conosce San Padre Pio di Pietralcina di cui diventerà un figlio spirituale.   Numerose le sue frequentazioni con il padre, numerosi i legami religiosi che gli daranno la forza per proseguire nella strada intrapresa, anche a livello artistico.
I lavori pittorici, se dapprima si rifacevano a figure umane, ora si perdono fra le macchie cromatiche della tela assumendo un carattere sempre più surreale trasformandosi in ombre, in cariatidi cromatiche.
Intanto le commissioni pubbliche lo portano a passare molto tempo con nuovi mosaici quali il “San Martino e il povero” alla parrocchiale di Sessa o la “Chiamata di Sant’ Andrea" a Faido. Negli anni ‘60 con “Gesù Lavoratore” a Muralto, a Paradiso “la scuola” nell’edificio delle Scuole medie e il San Cristoforo sulla facciata della chiesa di Caslano. Quest'ultima un opera di 15 metri quadrati a cui si dedica con grande entusiasmo. Il suo stile si sposta verso la valorizzazione dei ritmi di forme cromatiche che assumono valore seguendo la forma dei pezzi di marmo. Il confine tra soggetto e struttura ritmica della rappresentazione tende a svanire ed è ben visibile anche nelle tele eseguite negli anni ’60. Sarà una ricerca espressiva che lo accompagnerà verso l’astrazione, ma non in senso finito, quando sono le forme stesse che chiedono di nuovo di assumere sembianze umane.
Dagli anni ’70 ha eseguito soprattutto per privati, numerosi mosaici, influenzati anche dalle scelte tematiche degli acquirenti, in cui riusciva comunque a esprimere la sua evoluzione stilistica. Ma è nel suo studio che al posto degli smalti o dei pezzi di marmo, è arrivato a concretizzare il suo pensiero, le sue emozioni con ciotoli di fiume e pietre. Un procedimento che racchiude la natura primitiva e nello stesso tempo evocativa di una altra realtà più spirituale che materica.
Nei primi anni ’90 si cimenta in un nuovo lavoro in mosaico di grande impegno. Le 14 stazioni della via Crucis a Mesocco. Un lavoro che lo ha visto attivo per 4 anni, dove torna a smalti e marmi ma con tutta l’esperienza accumulata.
All’età di 90 anni Aurelio Gonzato ha continuato a pitturare. Sembra qui che il suo esprimersi non sia più di questo mondo, i soggetti diventano raggi di luce, forme simboliche in dispersione, schegge stellari. Disegni ed acquarelli, ridotti al minimo, schizzi di una realtà emozionale solo sua. L’ultimo lavoro che ha eseguito in mosaico è dei primi anni 2000, il "volto di San Nicolao" la cui realizzazione, senza committente, l’ha occupato negli ultimi anni.
Aurelio Gonzato è morto all’età di 99 anni l’11 maggio del 2014. L’ha seguito dopo 9 mesi sua moglie. Oltre che una ricca collezione di quadri ha lasciato, in Ticino e oltralpe, più di 150 mosaici.